Polisportiva Malaspina, 56 anni di storia da raccontare
Dalla sua fondazione ad oggi. Una storia di uomini caratterizzati da una sola costante: la passione per le bocce.
La storia - Non sono molte le squadre di bocce a poter vantare più di mezzo secolo di vita, la Malaspina è una di queste. Era un freddo febbraio del 1963, quando un gruppo di amici, appassionati delle bocce, decideva di dar vita alla società bocciofila Polisportiva Malaspina. Tra i padri fondatori si leggono sullo statuto i seguenti nomi: R.Caruso, S.Arceri, P.Arzente, V.Barbagallo, A.Cevola, S.Cevola, M.Cimmino, B.Dattilo, L.Fazio, L.Giudice, R.Gonzales, G.Di Matteo, L.Maggiorini, A.Perri, A. Polimeni, G.Polimeni, F.Rizzo, A.Raffaele, G.Tutino. Uniti da una comune passione, costoro, di lì a poco esattamente il 20 maggio del '63, stipulavano mediante atto notarile la costituzione del club Malaspina, sito in via Pietro Mancini 8, nel comune di Lamezia Terme, all’epoca denominata località “Malaspina” e da cui prende spunto il nome della bocciofila. La neo -costituita società sportiva, richiedeva ed otteneva l’adesione presso l’UBI (Unione bocciofila italiana), e sceglieva all’unanimità Dattilo Beniamino come presidente societario. In una terra desolata e lontana del centro cittadino, sorgeva così la società bocciofila lametina, incentrata sulla pratica della specialità “volo” e dotata agli albori di una sola corsia di gioco, in cui i soci erano soliti ad esercitarsi con bocce sintetiche. Qualche mese dopo, tra il vociare gioioso di frotte di ragazzi che si rincorrevano tra i campi, schiere di attempati signori affascinati dal gioco e le famiglie degli stessi soci che affollavano la sede sociale, in un clima di estrema convivialità, partivano i primi lavori per la costruzione dell’impianto sportivo. A concedersi il tempo per gustare i ricordi con un sorriso benevolo è Roberto Caruso, pioniere e proprietario del bocciodromo Malaspina: «Il nostro sport ha il potere di unire la gente, questo sentimento ho potuto riscontrarlo nei miei 89 anni di vita trascorsi a praticare e vivere in prima linea il gioco delle bocce. La Malaspina, oltre ad essere una bocciofila, ha rappresentato un punto di ritrovo, di svago e di socializzazione, ma anche di scambio e confronto di cultura. È stato bello vedere i miei figli ed i miei nipoti innamorarsi di questo sport» – ha affermato Caruso – «Ho visto tanta gente passare da qui e trasmettere la propria passione di padre in figlio, da fratello a sorella, da zio a nipote, segno di come il nostro gioco possa trasformarsi in una straordinaria esperienza educativa, di divertimento, di amicizia e condivisione». A promuovere e prestare il proprio fattivo contributo nella costituzione di nuove realtà bocciofile sul territorio, fu proprio Roberto Caruso, il quale si impegnò insieme all’aiuto di altri compagni, ad intercettare nuove squadre e convincerle dell’opportunità di regolarizzare il gruppo, ufficializzandone la costituzione in forma associativa. Tanti sono i motivi per i quali si decide di fondare una squadra. Quasi sempre, però, alla base c'è una caratteristica fondamentale: un gruppo di persone che decide di impegnarsi nello sport sostenendo economicamente l'attività. Così fu in quegli anni di poca materialità ma di tanti valori sinceri, ancora vivi nei racconti degli atleti dell’epoca, che narrano di veri e propri viaggi a bordo della tradizionale Ape 50 per raggiungere le più impervie località montane e collinari, ove erano situati i primi campi di bocce.
L’inizio dell’attività - Qualche anno più tardi iniziò per la Malaspina un’intensa attività sportiva fatta di gare provinciali, gare in notturna, iniziative benefiche, che iniziarono a portare i primi risultati in casa biancoverde. Dal '65 ad oggi la presidenza della Malaspina è riconducibile alla famiglia Caruso, difatti dopo le dimissioni di Dattilo Beniamino, susseguì Salvatore Caruso, figlio di Roberto. Salvatore – come sostengono ancora i veterani della bocciofila – è uomo di grande passione sportiva, gentilezza d’animo, affidabilità e impegno. Rimase in carica per circa 20 anni, passando poi lo scettro del comando nel 2010 al figlio Roberto Caruso, classe 1982 e attuale presidente. È con lui che la società ha subito un forte cambiamento, si è rinnovata nello stile e nel modo di lavorare, conquistando anch’egli, a sua volta, massima fiducia e simpatia tra gli amici delle bocce. Nel corso di tutti questi anni il bocciodromo ha impegnato i suoi sforzi adeguando la sua crescita non soltanto alla sua espansione societaria sfiorando, sotto la guida di Salvatore Caruso, un numero di circa 120 iscritti, ma anche in riferimento alle opere di ammodernamento del bocciodromo, alla qualità e alla quantità di partecipazione alle gare. L’attività sportiva della Malaspina è stata svolta con continuità dai suoi inizi ad oggi, partecipando assiduamente a tutti i campionati provinciali e nazionali piazzandosi sempre in alta classifica. Nel 2009 in finale contro la blasonata Santa Lucia, storica società del volo calabrese, si è aggiudicata la vittoria in finale diventando campione provinciale. Nel 2018 ha partecipato ai campionati italiani in quel di Belluno sfiorando la vittoria contro la pluripremiata Chierese di Torino, aggiudicandosi il titolo di vice campione di società di terza categoria, una vittoria che ha significato un senso di profonda identità tra i compagni di squadra, che ancora oggi si emozionano ricordandone quei momenti.
Traguardi e obiettivi - Dal 2020 la Malaspina ha ottenuto il riconoscimento di CAB (Centro avviamento bocce) dalla Federazione Italiana Bocce. Un obiettivo a lungo inseguito dalla società del presidente Roberto Caruso. «L’idea – spiega il numero uno del club – è nata proprio qui tra le corsie del nostro bocciodromo, confrontandomi con i soci che hanno, immediatamente, accolto la mia idea di attivare un programma finalizzato all’inclusione sociale e sportiva di donne, giovani e persone con disabilità, quest’ultime attraverso un percorso integrato di orientamento, formazione ed esperienza sul campo. Una nuova cultura di disabilità che potesse dare l’opportunità di scoprire le proprie possibilità fisiche e di esser coinvolti in attività sportive che spesso si credono essere esclusiva di coloro i quali hanno possibilità fisiche ‘normali’. Spinti da questi principi, abbiamo sposato a pieno il progetto proposto dalla Federbocce». Oggi, laddove un tempo sorgevano arbusti e campi incolti, si annoverano 6 piste da gioco, di cui 2 scoperte e 4 coperte, un’ampia tribuna, una sala ricreativa dedita in prevalenza al gioco delle carte, una cucina e un bar. La Malaspina è una squadra che dimostra la sua grande maturità di società associata all’efficienza dei suoi impianti e al largo consenso che riscuote tra gli appassionati delle bocce che, grazie anche al forte eco generato dalla potenza comunicativa dei social, riesce a raggiungere una più vasta platea, attirando curiosi da più parti che spesso sono soliti ad assistere allo svolgimento di gare o di memorial. Tanti sono i soci della Malaspina affezionati alla celebrazione dei memorial: «Per recuperare le memorie del passato, per ricordare i suoi morti, quelli che nella società credettero e ad essa diedero tempo e anima, per rinnovare le idealità della sua fondazione che sono rimaste integre col trascorrere degli anni, ma che inevitabilmente hanno dovuto fare i conti con la storia e incarnarsi in modo diverso nelle diverse età» - Ha sostenuto Roberto Caruso. La Malaspina guarda al futuro e lo fa guardando ai giovani sui quali il presidente intende investire. Per queste ragioni negli ultimi tre anni è stata creata una scuola bocce frequentata da circa una decina di bambini e ragazzi che, grazie all’aiuto di istruttori professionisti, vengono indirizzati alla pratica boccistica. «Con i giovani che abbiamo, la prossima tappa sarà quella di avviarli alla staffetta, una di quelle specialità che appassiona di più per la sua dinamicità». Conclude il presidente.