Intervista a Marco Cesini: il capitano della raffa
Anconetano doc Marco Cesini nasce il 9 Dicembre del 1963 e come tantissimi giovani inizia il suo percorso sportivo giocando a calcio, all’età di diciotto anni però abbandona il mondo del pallone e inizia a far rotolare qualche boccia nei vicini campi della società Dorica di Ancona: è amore a prima vista! Puntista di razza Marco inizia da subito a togliersi diverse soddisfazioni e vanta ad oggi un palmares davvero invidiabile fra cui: 64 gare nazionali, 1 torneo fib, 1 campionato italiano a terna, 1 campionato italiano individuale (entrambi i titoli ottenuti in categoria A) e circa 160 gare regionali.
Oltre che per la Dorica milita anche per la società Bar Cardelli, Conero e Ancona2000, quest’ultima vede in Marco un vero pilastro e ne fa il capitano della propria squadra per diversi anni. Proprio assieme alla formazione dell’Ancona2000 Marco nel 2014 riesce con tenacia a vincere lo scudetto di serie A.
Oggi Marco indossa la casacca della Libertas del comitato della Romagna, a San Marino infatti oltre che come giocatore viene chiamato nel 2019 come tecnico della nazionale, incarico in cui non ha fatto attendere risultati portandosi a casa un secondo posto individuale e un terzo posto nella classifica a squadre nel mondiale di Tucumán e tre terzi posti a coppie agli europei svolti ad Innsbruck.
Marco nel nostro mondo sei conosciuto come "il capitano" in riferimento ai tanti anni ai vertici con l'Ancona2000, quanto è importante nelle bocce l'attività del campionato secondo te? "Ritengo che l’attività del campionato sia fondamentale ed unica, genera aggregazione e porta tanti nuovi stimoli. Lo stare insieme e lottare per un risultato che non sia solo quello individuale è una vera palestra di vita e a mio modo di vedere reputo sia un imperativo in uno sport come il nostro."
Da qualche anno siedi sulla panchina della nazionale di San Marino, cosa pensi del movimento della Raffa nel mondo? "
Globalmente ci si sta evolvendo, ci sono tante belle realtà che con tanto impegno e continuità stanno facendo passi da gigante sia sotto il profilo tecnico che tattico, proprio per questo oramai non ci sono più incontri scontati in campo internazionale come poteva essere un tempo o come qualcuno possa tutt’oggi pensare."
Restando invece nel bel paese: nonostante tu sia marchigiano sei tesserato per una società dell'Emilia Romagna, regione in cui gareggi spesso. Come vedi le bocce in Emilia? Se potessi dare un consiglio alle bocce emiliano romagnole quale sarebbe? "L’Emilia Romagna è una regione in cui adoro gareggiare sia per l’uniformità delle corsie sia per gli ottimi impianti presenti nel suo territorio. Purtroppo però, in passato a causa degli eventi sismici ed ora probabilmente con il Covid, temo un ridimensionamento del movimento.Dare consigli ad un territorio così vasto sicuramente non è semplice, tuttavia io penso che l’unica strada percorribile per il futuro sia sponsorizzare e promuovere lo sport di squadra a tutti i livelli. Per esempio non è possibile che una regione con grandi numeri, sicuramente fra le migliori per la raffa, possa contare solo sei squadre nel campionato di prima categoria, non può e non deve essere così! La spinta deve partire dai dirigenti e dai presidenti di società, perché crescere nello sport di squadra (senza ovviamente tralasciare l’attività tradizionale) è l’unica maniera per invertire la tendenza che ci aspetta nel prossimo futuro."
Lo sport delle bocce, specialmente ad alti livelli, richiede molti sacrifici. Ti vorrei chiedere quindi una cosa che spesso si tende a snobbare: quanto è stata importante per te la tua famiglia durante tutta la tua carriera? "Penso di parlare a nomi di tutti gli atleti quando dico che l’apporto della famiglia sia fondamentale. Avere accanto una moglie e dei figli che ti supportano e credono in ciò che fai è il primo comandamento di una carriera importante, è la prima solida base da cui partire e un punto d’appoggio per i momenti bui. Un buon ambiente familiare riesce a darti la giusta serenità che serve per potersi migliorare ogni giorno nello sport ed io in questo devo ringraziare mia moglie Angela e mio figlio Riccardo."
Un altro aspetto che mi incuriosisce è il binomio bocce-lavoro, come sei riuscito a gestire entrambe le cose in tutti questi anni? "Si tratta per lo più di ottimizzare i tempi tra vita lavorativa e allenamenti, io ad esempio lavoro in proprio nella mia ditta che si occupa di forniture per uffici tecnici e negli anni ho trovato il corretto equilibrio. Ci tengo a precisare che il lavoro per me viene prima delle bocce, però questo non mi ha prevaricato nessuna opportunità sportiva, sebbene più complicato, con la giusta passione le bocce possono regalare emozioni anche a chi ha impegni lavorativi."
Dopo tanti mesi di stop finalmente stiamo tornando gradualmente in campo, quali sono le maggiori difficoltà che gli atleti riscontreranno alla ripresa degli allenamenti? "Uno stop così lungo per chi gareggia e si allena con costanza non era mai capitato, a mio avviso le maggiori difficoltà saranno principalmente due. In primis sarà complicato riprendere i giusti movimenti e la giusta coordinazione sia nella bocciata che nella fase di accosto, qui per migliorare ci vorranno allenamenti mirati e continui nel tempo. In secondo luogo un grande ostacolo sarà ritrovare la concentrazione e mantenerla nell’arco di più partite, cosa che presumibilmente verrà allenata più che altro nelle prime gare che si disputeranno."
Marco chiudiamo con un'ultima domanda che sa di chiamata alle armi: perché un giovane nel 2020 dovrebbe cominciare a praticare lo sport delle bocce? "Bella domanda! Un ragazzo dovrebbe giocare a bocce perché è uno sport sano e genuino, infatti le nostre bocciofile sono ambienti fantastici in cui è possibile interagire con i propri coetanei ma si può anche avere un confronto fra diverse generazioni, cosa che porta a una crescita personale non indifferente. Inoltre le bocce sono uno sport che non preclude di coltivare altri interessi personali ed allo stesso tempo con impegno e dedizione ognuno può ambire ad arrivare a ottimo livelli, sia in termini di gioco che di risultati.
Mi permetto quindi di fare un ultimo appello: ragazze e ragazzi provate questo sport perché con il giusto gruppo vi permette di divertirvi un mondo e anche di migliorare caratterialmente."