I nostri giovani: intervista a Nicolò Lambertini
Una questione di sfere
Siamo troppo spesso abituati, nello sport delle bocce, ad aver a che fare con agonisti figli d’arte: figli di giocatori, nipoti di campioni, vere e proprie famiglie di appassionati. Certamente ciò rappresenta un segno di continuità col nostro passato ma, a volte, sembra essere un limite alla capacità di trasmettere il nostro messaggio sportivo anche a chi non appartiene geneticamente a questo particolare ambiente.
In questo caso, invece, Vi racconteremo la storia di un ragazzino che, pur non avendo alcun legame familiare – di nessun tipo - con le bocce, ha sviluppato una innata passione per il nostro sport, fino a diventare uno dei giocatori juniores più competitivi della nostra Regione.
Nicolò Lambertini è nato a Bologna nel 2005 e, come tanti altri bimbi, a 4-5 anni frequentava il Parco di via Agucchi a Bologna, dove ha sede il circolo bocciofilo di Pontelungo; qui Nicolò, che ancora non frequentava ancora le Scuole Elementari, vide per la prima volta alcuni appassionati giocare a bocce. E come è accaduto per molti di noi, fu colpito da un gioco basato su un movimento razionale di sfere colorate – un’applicazione di tipo logico-matematico, direbbe qualcuno - e da quei giorni non lo ha più abbandonato, coltivando la propria passione, tanto importante quanto spontanea, con continuità e impegno.
Abbiamo incontrato qualche giorno fa Nicolò, che ora ha 15 anni, rivolgendogli alcune domande in merito al nostro sport ed al suo futuro di adolescente. Ho conosciuto, in questo modo, un ragazzo molto educato e posato – seguito da una famiglia molto presente - ben consapevole delle proprie priorità negli impegni scolastici e, come avviene alla sua età, mosso da una grande passione sportiva.
Nicolò, quali sono i tuoi studi attuali e le tue prospettive, e quali le passioni e gli interessi da adolescente?
Nella mia vita di adolescente al primo posto viene la scuola: frequento la prima superiore dell’ITC; ho scelto un istituto tecnico perché, una volta terminato, potrebbe darmi sia la possibilità di continuare a studiare all’Università, che di inserirmi nel mondo del lavoro. Nel tempo libero le mie passioni di adolescente sono quelle tipiche della mia età: lo sport, anzi tutto, che occupa buona parte del mio tempo dedicato allo svago. Spesso i miei coetanei mostrano molti dubbi in merito alla mia passione sportiva per le bocce, perché purtroppo lo vedono come un passatempo per anziani, e non come un’attività agonistica.
Come convive nella tua vita il binomio scuola/sport?
Dipende tutto dalla organizzazione del tempo. Sono consapevole di praticare sport a livello agonistico, che quindi richiede un impegno costante; malgrado ciò la scuola è la mia priorità e lo sport può trovare il giusto spazio solo durante il mio tempo libero. Tanto i risultati scolastici come quelli sportivi dipendono da una corretta organizzazione del tempo, che risulterà fondamentale, proseguendo negli studi, soprattutto se sceglierò di frequentare l’Università.
Come ti sei avvicinato alle bocce?
A 4-5 anni frequentavo con mia mamma il Parco di via Agucchi a Bologna, dove ha sede il circolo bocciofilo di Pontelungo; proprio qui vidi per la prima volta alcuni appassionati giocare a bocce e rimasi colpito da questo gioco di sfere. Al contrario, nessuno nella mia famiglia ha mai giocato a bocce.
Cosa ti ha conquistato di questo sport?
Sicuramente, agli occhi di bimbo, le bocce colorate che rotolavano rappresentano un’immagine che mi affascinò fin da subito. Questo movimento di sfere mi ha conquistato per sempre.
Hai di fronte a te una lunghissima prospettiva sportiva: come pensi di gestire la convivenza di una carriera agonistica di durata indefinita con le principali tappe della tua vita personale e familiare?
Mi sono tesserato per la Bocciofila Italia Nuova a sei anni, per cui concordo sul fatto che potrebbe trattarsi, nel mio caso, di una carriera sportiva di oltre 70 anni; anche in prospettiva, quindi, dovrò essere capace di organizzare bene il mio tempo. Le bocce, anche praticate ad alto livello, dovranno essere complementari, cioè capaci di accompagnare tutti i momenti fondamentali della mia vita, nel lavoro come nella famiglia.
Giochi a livello agonistico già da parecchi anni: che importanza hanno le vittorie per te? Quante sono ad oggi?
Ritengo che le vittorie ripaghino dell’impegno che dedico al nostro sport; diciamo che, quando arrivano, sono il giusto riconoscimento della mia passione.
Ad oggi i primi posti complessivamente conseguiti in carriera sono una cinquantina, considerando sia l’attività juniores che le gare seniores disputate.
Gli allenamenti: preparazione fisica e psicologica?
Ammetto di non curare, al momento, la preparazione fisica; dedico tempo e impegno all’allenamento tecnico con otto bocce, giocando partite individuali da solo e allenando specifici aspetti tecnici, come le giocate in accosto e di raffa alle tavole di fondo.
Ad oggi hai ricevuto convocazioni in rappresentative regionali o nazionali?
Sono stato convocato per partecipare a stage della nazionale juniores tenuti a Modena Est e a Benevento; inoltre nel 2019 sono stato selezionato per partecipare alla prima edizione della Regional Cup, in cui la rappresentativa dell’Emilia-Romagna è giunta seconda, dietro la Campania.
Qual è il tuo ruolo preferito in campo e la tua specialità preferita?
Il mio ruolo preferito è certamente quello di bocciatore, che ricopro in ogni gara disputata in coppia o terna. Nel settore juniores, per altro, si disputano quasi esclusivamente gare individuali, specialità che prediligo.
Avrai certamente degli esempi da imitare nei campioni in attività: chi sono per te i più importanti esempi di correttezza, stile, tecnica nell’accosto, tecnica nella bocciata?
Per me il giocatore che somma in sé tutte le principali qualità che un agonista deve avere è Andrea Bagnoli. Rappresenta un esempio di tutte le qualità citate: di correttezza in campo, di stile nelle giocate, di tecnica assoluta in ogni gesto. Ammiro, naturalmente, anche altri campioni come Maurizio Mussini e Leonardo Porrozzi.
Qual è il rapporto tra una grande città come Bologna e le bocce? Qual è il futuro dei bocciodromi?
Bologna è una città con una secolare tradizione nel nostro sport, ma è anche una città metropolitana con molte alternative per il tempo libero dei giovani e degli uomini maturi; è chiaro che, nel XXI secolo, le forme di aggregazione e di svago sono cambiate molto, per cui le bocce non rappresentano più una forma di cultura di massa, come avveniva in passato, ma piuttosto uno sport di nicchia. Questo non facilita la gestione dei bocciodromi, che coprivano i tanti costi fissi grazie ad una partecipazione assidua e continua dei soci alle proprie attività sportive e dopolavoristiche; il futuro dei bocciodromi potrebbe, a mio avviso, essere legato allo sviluppo del settore giovanile e ad un ricambio generazionale negli appassionati.
Qual è attualmente il rapporto tra i giovani e le bocce?
Come dicevo, i miei coetanei mostrano molti dubbi in merito alla mia passione sportiva per le bocce, e questo perché purtroppo lo considerano come un gioco per anziani. Nell’immediato futuro sarà fondamentale, per lo sviluppo del nostro sport, mostrare proprio ai giovani le nostre potenzialità, facendo vedere ai ragazzi che le bocce possono essere una vera disciplina agonistica, alla pari di tutte le altre.
La tua società di appartenenza, l’Italia Nuova di Borgo Panigale, e le prospettive future.
Abito a due km. dalla sede dell’Italia Nuova, lì ho fatto il mio primo cartellino a 6 anni; ora ne ho 15, sono abilitato per la categoria B, ho sempre vestito quella maglia. So che, una volta maggiorenne, potrebbero arrivare proposte di tesseramento da parte di altre società: di fronte a prospettive importanti, potrei anche cambiare maglia, ma so che l’Italia Nuova rimarrebbe sempre nel mio cuore. Lì ho iniziato, lì sono cresciuto come giocatore, trovando veri maestri, nella tecnica come nei rapporti personali; dell’Italia Nuova è anche il nuovo delegato di Bologna, Mauro Lipparini, un agonista da tutti conosciuto per le sue doti tecniche e umane, una bandiera della nostra società, una persona che stimo moltissimo.
Qual è il tuo rapporto con la Federazione?
Essendo un atleta di buon livello, conosco bene la Federazione e, in particolare, alcuni suoi componenti, ai quali mi rivolgo direttamente quando ho difficoltà, problemi o consigli da chiedere. Secondo me, in questi anni, la nuova presidenza sta cercando di dare maggiore visibilità al nostro sport - come si è visto ad esempio ai Campionati Italiani di A-A1 di Roma - e sta puntando molto sul settore giovanile, nella consapevolezza che i giovani possono essere la chiave del rinnovamento della nostra disciplina.
Spero che questa dirigenza venga confermata e continui il lavoro che ha iniziato, perché ha messo in campo ottime proposte per il nostro sport.