Amare lo sport delle bocce ed insegnarlo: intervista ad Andrea Mazzoni.
Questa volta abbiamo posto alcune domande ad Andrea Mazzoni. Andrea è un insegnante ferrarese di 36 anni, che gioca a bocce fin dall’età scolare, raggiungendo importanti traguardi sportivi tra cui diversi titoli italiani. Grazie anche al suo lavoro ed alla sua passione per la didattica ha proposto e realizzato, nel suo territorio ed anche in ambito regionale, progetti innovativi, che negli anni recenti hanno riportato nei bocciodromi – in specie ferraresi, ma non solo - molti appassionati, tra cui tanti giovani con i loro familiari.
Andrea - che oggi nel Comitato Regionale FIB Emilia-Romagna è responsabile della commissione giovanile e del settore scolastico e formazione - propone per il nostro sport una diversa immagine del tecnico-istruttore, non più un volontario dotato solo di buone intenzioni, ma un vero docente, preparato nella didattica, nella tecnica, negli aspetti relazionali: come in tutte le altre discipline, un vero “insegnante di bocce”, capace di riportare i giovani verso il nostro sport.
Quali sono gli interessi e gli obiettivi di un trentenne?
Dopo i 30 anni arriva il momento di concretizzare quanto studiato e quanto sperimentato in ambito lavorativo, senza trascurare la famiglia e i propri interessi.
Il lavoro attuale e le prospettive.
Come laureato in ambito pedagogico ho intrapreso la carriera da insegnante. Attualmente sono supplente alle superiori per filosofia e scienze umane e in futuro intendo concentrarmi su questo ambito, senza escludere ulteriore formazione per entrare in ordini di scuola diversi, in particolare sulla scuola primaria o nell'ambito del sostegno, dove ho lavorato lo scorso anno. Tuttavia, anche il mio impegno nel mondo sportivo é di tipo lavorativo: non possiamo piú considerare ruoli strategici come il tutor, il formatore e il tecnico sportivo come semplici volontari. Ogni Federazione sportiva e ogni società che si rispetti considera veri collaboratori, con tanto di contratti tecnici, gli istruttori e i coordinatori che operano nei comitati e nelle società. Considero positivo il riconoscimento delle nostre figure da parte della FIB. Purtroppo nelle società generalmente accade altro: vengono pagate gare e rimborsi ai giocatori a prescindere dal valore tecnico e dall'impegno profuso, mentre i collaboratori sono semplici volontari a cui non viene riconosciuto nulla.
Il binomio lavoro/sport.
Lo sport giocato a livello dilettantistico non é generalmente un vero lavoro e, in quanto hobby, va incastrato tra gli impegni famigliari e lavorativi. Apprezzo lo sforzo di molti giocatori agonisti di alto livello, ma il professionismo é ora piú una forma mentis che una realtà. Attualmente sono poche le realtà sportive che possono assicurare ai migliori giocatori una vita da professionisti. Si dovrà crescere molto in termini di immagine, di organizzazione e di preparazione per vedere risultati come in altre discipline sportive e per avvicinarci ad un professionismo tutelato che molti nostri atleti meritano. Avere un calendario fitto e vedere tanta partecipazione alle gare é sicuramente positivo, ma spesso nasconde disimpegno su altri fronti strategici nelle nostre società. Il lavoro di cui abbiamo bisogno é quello tecnico e dirigenziale, che contribuisce ad aumentare la base in termini di visibilità, tesserati, qualità della nostra organizzazione. Per questo motivo, pur continuando a giocare a discreti livelli e ottenendo anche alcune belle vittorie, ho preferito scegliere di lavorare in ambito tecnico con Federbocce e progetti CIP, Sport e Salute e in alcune A.S.D., un secondo lavoro, oltre che una grande passione. In futuro l'impegno tecnico, vissuto professionalmente, avrà sempre spazio nella mia vita.
Come ti sei avvicinato alle bocce?
All'età di 6 anni le prime bocce fatte rotolare sui campi esterni della Ferrarese, la mia prima casa. A 9, nel 1993/1994, il mio primo cartellino. Poi la mia prima gara, seguita dalla mia prima vittoria all'età di 11 anni dopo tante sconfitte e lacrime. Mio papà, giornalista sportivo, era appassionato e giocatore. Lo seguivo nelle gare e non perdevo occasione per ammirare i campioni quando arrivavano a Ferrara. Bagnoli e Mussini i miei idoli. Mi sono appassionato da subito, pur continuando a praticare altri sport come ciclismo, tennis, basket, nuoto e canoa. Ritengo che una formazione multisportiva sia fondamentale nella crescita di ogni atleta e la consiglio a tutti i miei giovani boccisti.
Cosa ti ha conquistato di questo sport?
Devo essere sincero: mi ha colpito il grande impegno dei giocatori nella ricerca della massima precisione, nella realizzazione di gesti tecnici coordinati ed efficaci. Mi ha rapito la competizione alla portata di tutti, la possibilità di sfidare atleti piú grandi e preparati di qualsiasi età, molti dei quali sono stati miei maestri e ora hanno anche 90 anni. Altri ci hanno lasciati, come il mio primo allenatore, Fabio Gruppioni, storico presidente ferrarese. Tuttavia, penso che oggi un giovane debba appassionarsi alle bocce per altri motivi: sono uno sport divertente, che permette di socializzare e di fare esperienze entusiasmanti. Dovremmo avere il coraggio di trasformare l'attività giovanile: eliminazione diretta e specializzazione precoce, prima dei 14 anni, cozzano con l'armonica evoluzione psico-fisica dei ragazzi. In regione proponiamo le bocce ai piú piccoli come attività alla portata di tutti, identitaria perché si fa parte di team di molti giovani in cui tutti giocano, nessuno escluso. Giocare a bocce può diventare una tendenza.
Che importanza hanno avuto le vittorie nella tua carriera sportiva? Quante sono ad oggi?
Le vittorie sono state molto importanti, sono i frutti raccolti dopo aver seminato per lunghi anni di allenamenti. Il risultato per me era diventato un'esasperazione e vivevo male le sconfitte. Questa esperienza e la mia formazione mi hanno fatto capire di cosa abbiano bisogno i giovani: percorsi personalizzati e riconoscimento dell'unicità di ogni individuo. Ad oggi ho vinto circa 150 gare, tra cui una cinquantina da juniores. 10 le nazionali tra i senior, 4 da junior oltre a 5 titoli nazionali, tra cui uno a squadre.
Allenamento: preparazione fisica e mentale?
Entrambe. É importante allenarsi con le stesse condizioni fisiche e mentali di quando si affronta una gara. In generale non deve mai mancare il divertimento, che contribuisce ad aumentare il benessere fisico e mentale. La partita tra amici deve alternarsi a momenti di concentrazione specifica sui fondamentali e ad adeguata e leggera preparazione atletica, generalmente sufficiente per la specialità raffa ma da integrare con allenamenti specifici per le prove veloci del volo.
Hai ricevuto convocazioni in rappresentative regionali/nazionali?
Nel 1998 sono stato convocato per uno stage con la nazionale italiana. Sogno svanito perché a pochi giorni dalla partenza eliminarono la partecipazione della cat. Under14. Tra gli under18, nonostante un anno pieno di vittorie, sfumò la convocazione all'Europeo che si giocò in Emilia. Altre volte ci furono chiamate per amici tramite percorsi alternativi: ora la trasparenza e il merito sono invece garantiti. Fu una grande delusione.
Qual è la tua specialità preferita ed il tuo ruolo preferito?
Prediligo l'individuale e il ruolo da mediano da terna. In coppia posso ricoprire entrambi i ruoli.
Quali campioni sono per Te esempi di correttezza, stile, tecnica nell’accosto, tecnica nella bocciata?
Correttezza: Andrea Rotundo. Stile: Maurizio Mussini. Accosto: Gianluca Formicone. Bocciata: Andrea Bagnoli.
Ferrara e le bocce.
Ferrara é l'unica delegazione che non sta conoscendo una crisi diffusa a livello di perdita di tesserati negli ultimi anni. I bocciodromi rimasti dopo la precedente gestione si sono organizzati generalmente come vere società sportive, curando l'attività giovanile, la paralimpica e lo sport per tutti. Attualmente alla Ferrarese é in essere un grande progetto integrato denominato Accademia, con giornate di allenamenti tra junior, senior e paralimpico e formazione reciproca tra i diversi atleti che compongono i vari settori. La delegazione nell'ultimo quadriennio é cresciuta numericamente ed é un’eccellenza nazionale a livello giovanile e paralimpico.
Quale futuro per i bocciodromi?
Se sapranno aprirsi a nuovi praticanti, anche semplici curiosi che vogliono provare, sopravviveranno e diventeranno punti di riferimento dei territori. Molti dirigenti ignorano il potenziale delle loro strutture e si concentrano sulle semplici attività agonistiche, mentre potrebbero rilanciare la propria struttura trasformando i loro atleti in tecnici, collaboratori, promoter. Sarà importante aprirsi mentalmente e capire che serve un cambio di direzione, e non un miracolo piovuto dall'alto, per rilanciare uno sport splendido come le bocce. Alla gente il gioco delle bocce piace molto, ma bisogna essere bravi a "venderlo" nel migliore dei modi, anche portando amici e conoscenti nel proprio bocciodromo per una lezione di prova.
Lo sviluppo del settore giovanile.
Va di pari passo con la trasformazione dirigenziale e organizzativa dei bocciodromi. I giocatori si devono convertire in tecnici, con adeguata formazione federale, ma dobbiamo aprirci alle competenze dei laureati, educatori e chinesiologi, per far giocare i piccolissimi. Avvicineremo cosí genitori, amici e nonni. Ci sono soldi per pagare le cartoline a semplici appassionati? Bene, dovranno esserci anche per i corretti compensi di chi si metterà al servizio della propria società. Poi ben venga il progetto tecnico agonistico da parte della Federazione, ma va sempre stimolata la partecipazione all'attività di base sul territorio: incontri a squadre che non durino piú di 3 ore e a pochi chilometri da casa. Solo cosí avvicineremo nuovi giovani alle bocce, anche continuando a farci promozione con un progetto fondamentale come Bocciando Si Impara, promosso dalla FIB e approvato dal Miur. Tuttavia, anche qui serviranno investimenti ancora maggiori sui tecnici.
Cosa ha significato per Te l’esperienza del Bocce Italia Forum?
Mi ha cambiato la vita. Nel 2005 ho aperto un "social" per parlare di bocce tra appassionati. Non esisteva facebook e non avevamo gruppi whatsapp. Solo un forum che, da 10 iscritti a gennaio 2005, ha superato i 2000 nel 2015, guardato con sospetto da dirigenti che ci consideravano sovversivi, solo perché non capivano di essere rimasti immobili nelle loro idee e nelle loro azioni dopo 20 anni al "governo" della Federazione. Quei dirigenti che, non muovendo nulla, ci portarono ad un punto di non ritorno. Molte delle idee di quel forum sono ora un cavallo di battaglia dell'attuale Federazione e di ogni candidato al Consiglio. Abbiamo cambiato le bocce in Italia, ma sta a noi tutti, ora che il Forum ha annunciato la sua chiusura, far sí che le quelle idee ingenerino un futuro glorioso per il nostro sport.