Le bocce come sport: intervista al Consigliere Federale Maurizio Andreoli
Maurizio, come ti sei avvicinato alle bocce? Cosa ti ha conquistato di questo sport?
A 14 anni seguendo mio padre - come facevano i ragazzi di allora - socio della Villa d’Oro di Modena, rimanendo da subito affascinato dalle splendide giocate dei campioni che, tra l’altro, avvenivano su corsie di gioco quasi tutte all’aperto e ben più difficili da approcciare rispetto alle attuali. Mi colpì, inoltre, il fatto di essere accolto molto bene da tutti i soci, nonostante la differenza di età; si creò un legame molto solido con i soci della Villa d’Oro di allora, che ancora oggi considero i miei “padri acquisiti“, avendomi aiutato tantissimo nella mia crescita umana e dirigenziale.
In campo qual è il tuo ruolo preferito?
Meglio dire quale era, visto che ormai la carriera agonistica fa parte del mio passato. Ero comunque un bocciatore, pur cimentandomi con buoni risultati anche nell’individuale, specialità nella quale ho ottenuto tre successi in gare regionali.
Modena e le bocce: una storia leggendaria.
Concordo: penso alla Coppa Ghirlandina ormai giunta alla 81^ edizione, alla Coppa Gino Nasi , alle prime parate di Budrione all’aperto (l’attuale Pallino d’Oro), al G.P. Vecchi di San Faustino, ai tanti campioni che Modena ha dato al nostro sport (Lodesani, Luccarini, Barbolini, Molinari, Mussini, Manzini, per citarne solo alcuni), alle 37 società bocciofile presenti nell’anno 2000, quando divenni presidente provinciale, insomma le bocce come collante della città, con tanti luoghi in cui amicizia ed aggregazione prevalevano su tutto il resto. Ovvio che pensare alla situazione attuale, infonde in me tanta tristezza riscontrando, oltre al disperdersi degli impianti, anche e soprattutto una perdita di quei valori che, a quei tempi, davano certezze alla disciplina.
Quando hai iniziato il tuo percorso dirigenziale? A quale età e con quale incarico?
Nel 1987 (a 26 anni) come consigliere della bocciofila Solierese, di cui poi divenni presidente nel 1993; poi Presidente Provinciale di Modena dal 2000 al 2012 e ora Consigliere Federale dal 2017.
La natura sociale, per certi versi ricreativa, delle bocce ti ha formato come dirigente?
Certamente, vivere a contatto con le altre persone, anche più grandi di me, di varia estrazione sociale, mi ha formato caratterialmente, mi ha insegnato ad ascoltare le persone ancor prima di prendere posizione o giudicare. A detta di molti, questa sembra essere la caratteristica principale del mio carattere e di questo devo ringraziare appunto le bocce, oltre alle esperienze lavorative che, a loro volta, mi hanno portato molto spesso a intrattenere rapporti con il pubblico.
L’esperienza al Consiglio Federale, il massimo organo esecutivo della Federazione; poche settimane fa sei stato riconfermato per il prossimo quadriennio olimpico, risultando il primo tra gli eletti per numero di consensi.
Una bellissima esperienza, nata quasi per caso, per sposare il “progetto di cambiamento“ propostomi nel 2015 da Marco Giunio De Sanctis; in quel periodo avevo bisogno di nuovi stimoli per continuare la mia carriera dirigenziale , non trovando più gli stessi in quella che era la dirigenza di allora e con la quale per anni avevo collaborato. L’incontro con Giunio e Moreno Rosati fu fondamentale in quel periodo per farmi continuare il percorso, e il risultato ottenuto nelle ultime elezioni mi fa ovviamente piacere, ma nello stesso tempo mi sprona a fare ancora di più e meglio, per ripagare la fiducia che in tanti hanno espresso nei miei confronti.
Per circa 25 anni la nostra Federazione è sembrata rimanere ferma sul suo passato, incapace di adeguarsi alle novità del nostro tempo: mentre la vita familiare e quella lavorativa cambiavano velocemente, la FIB rimaneva ancorata ad un lontano e irripetibile passato, in cui le bocce rappresentavano una forma di cultura di massa. Nel primo quadriennio della gestione De Sanctis cosa è stato fatto per adeguarsi al presente? Che cosa rimane ancora da fare?
Abbiamo scelto la strada, ovviamente non facile, di trasformare la disciplina da gioco a sport, cercando di inculcare la mentalità sportiva negli atleti, nei dirigenti di Società e di Comitato, negli arbitri, insomma in tutte quelle che sono le componenti della disciplina. Se siamo Federazione Sportiva Nazionale, riconosciuta dal CONI, come tale dobbiamo comportarci, non come un dopolavoro nel quale l’interesse personale prevale su quello collettivo. Inoltre tutti, come si faceva un tempo, devono mettersi a disposizione delle proprie Società, dando un aiuto alle stesse per garantirle un futuro, portando al bocciodromo gli amici, insegnando ai giovani se necessario, insomma il mio appello è questo: “dedichiamo un po’ di tempo in meno a noi e utilizziamo queste ore per il bene ed il futuro dei nostri fantastici impianti”.
Nel 2020 come va vissuto il rapporto lavoro/sport/famiglia: esiste ancora il giocatore da 150 gare l’anno? E, soprattutto, per la FIB questo giocatore rappresenta ancora un esempio virtuoso da indicare e da seguire? Come si potrà gestire il passaggio da sport di massa a sport di nicchia?
Purtroppo la pandemia in corso ha stravolto tanti equilibri dal punto di vista sociale ed economico ed anche il nostro sport in questo momento non ha un futuro ben delineato. Sperando in un veloce ritorno alla normalità, ritengo comunque che non si debba parlare di passaggio da sport di massa a disciplina di nicchia, ma di convivenza dei due mondi, l’alto livello con i campioni che danno lustro ed immagine alla disciplina, e lo sport per tutti che racchiuderà la maggior parte dei tesserati, magari con regole diverse per i due contesti, ma sempre con spirito di lealtà sportiva e non dopolavoristico.
Di fronte al calo del tesseramento, quale potrà essere il futuro dei bocciodromi?
Da tempo sostengo che solamente con una maggiore attenzione del singolo socio verso la propria società si otterranno risultati e si darà un futuro alla disciplina. Non si può più pensare di entrare nella propria bocciofila, fare il proprio allenamento e andarsene convinti che “qualcun altro faccia qualcosa“. Occorre avviare progetti promozionali (tra l’altro sostenuti, anche finanziariamente, dalla Federazione) che portino nuove persone nelle società, siano essi giovani, donne, diversamente abili, seniores di qualsiasi età, avvalendosi di laureati in scienze motorie o di figure che, insieme ai soci delle società (tutti, non sempre i soliti), in modo costante e professionale lavorino a questi progetti con l’obiettivo di tesserare coloro che oggi non conoscono la nostra disciplina o, denigrandola, la considerano “un passatempo per anziani”.
Che importanza ha e avrà lo sviluppo del settore giovanile nel futuro della FIB e del movimento boccistico in generale? Sei stato confermato al vertice del settore giovanile nazionale: quali sono i numeri attuali del movimento juniores? E’ possibile migliorarli?
Ovviamente un’importanza strategica, anche pensando all´età media sempre crescente dei nostri tesserati (attualmente mi sembra sia 58 anni). Gli Under 12/15/18 tesserati tra raffa, volo e petanque sono ad oggi 1946, anche se il dato che mi preoccupa maggiormente è il fatto che solamente 395 società su 1600 (25%) annoverano tra le loro fila almeno un atleta juniores; se il rimanente 75% non comincia a curare il settore giovanile più intensamente di quanto non accada ora, temo che tra alcuni anni la chiusura delle stesse sia più che una semplice ipotesi.
Qual è il futuro dello “Sport per tutti” nell’ottica federale? Che cosa occorre alle nostre società nel XXI secolo? La petanque potrà avere un ruolo strategico?
Ho in pratica già risposto prima, lo Sport per tutti deve certamente progredire e la Federazione darà sicuramente segnali importanti in questo senso; se, però, vogliamo che la cosa funzioni occorre spirito sportivo da parte di chi lo pratica, servono atleti che giochino per essere promossi e non programmando le retrocessioni. L’orgoglio di appartenere ad una società dovrà prevalere sul tornaconto personale, insomma è necessario un cambio di mentalità, come lo spirito di lealtà sportiva richiede.
La petanque ha un’evidente necessità di diffusione territoriale, deve essere distribuita sul territorio nazionale in maniera più capillare, mentre oggi è praticata solo in alcune regioni e ciò rende difficili e costose le trasferte da affrontare; il progetto di divulgazione della disciplina è già iniziato e ci aspettiamo in questo quadriennio di raddoppiare le regioni nelle quali praticare questa affascinante disciplina che, lo ricordo, non necessita di strutture particolare, essendo possibile giocarla in qualunque spazio all’aperto.
Qual è il futuro dell’alto livello?
Un futuro che deve portare a dare una nuova immagine alla Federazione: gli atleti di Alto livello saranno gli “ambasciatori“ della disciplina, proprio per eliminare gli epiteti di “sport per anziani” o di “passatempo da osteria”, contribuendo a far sì che mass media e sponsor si avvicinino alle bocce. E’ ciò che meritiamo dopo anni di buio mediatico, dovuto ad un immobilismo ventennale che non ha di certo favorito la crescita del nostro sport.
Il settore femminile ha concrete prospettive di sviluppo? In che modo?
Certamente: si è appena insediata una commissione nazionale Femminile, con a capo Vincenzo Santucci, che sicuramente porterà novità al settore. Ho partecipato alla prima riunione, tenutasi in modalità VDC, nella quale sono emersi importanti spunti, c’è voglia di ascoltare la base e le tante tesserate iscritte, si è parlato di favorire il gioco a squadre rispetto alle gare tradizionali, per favorire l’aggregazione e i viaggi in gruppo, nell’ottica di diminuire le spese di partecipazione delle atlete, anche perché troppo spesso il settore femminile non riceve dalle società le dovute attenzioni, sia dal punto di vista economico che da quello sportivo.
Il nuovo Consiglio Federale si è appena insediato: il nemico dello sport, in questo triste momento storico, è il Covid-19. All’inizio del quadriennio olimpico 2020 – 2024 quali strumenti concreti metterà in campo la Federazione per contrastare le grandi difficoltà che stanno vivendo le società bocciofile e la possibile disaffezione degli appassionati nei confronti dello sport delle bocce. Come riuscirete a favorire ed incentivare il tesseramento all’epoca del Covid-19?
Come ormai noto, la affiliazione del 2021 sarà gratuita per tutte le società (cui corrispondono 300.000 euro di mancato introito per le casse Federali); è inoltre prevista per le società una riduzione del 50% della quota iscrizione ai campionati e una rivisitazione delle tabelle Federali per le gare, con eliminazione del disavanzo tra quote di iscrizione e montepremi. Qualcuno potrebbe obiettare che non siano grandi cose, ma è comunque un segnale con il quale chiediamo a tutti di non mollare, anche perché l’accordo FIB/CONI voluto dal nostro Presidente De Sanctis ha fatto sì che le gare provinciali e regionali siano state considerate quali attività sportive di interesse nazionale, permettendo così il loro regolare svolgimento. Quindi, in pratica, l’attività può proseguire, anche se capisco che organizzare gare a porte chiuse non sia economicamente vantaggioso e proficuo per le nostre società.
Dal giugno 2019 sei il Commissario straordinario della regione Emilia-Romagna, dopo l’improvvisa scomparsa del compianto Franco Benatti. A breve si svolgeranno le elezioni per il rinnovo del consiglio regionale: chi si candida a guidare la nostra regione nel prossimo quadriennio?
Pensavo di terminare prima il mio incarico, ma purtroppo non è stato possibile costruire una squadra in questi 17 mesi di mio commissariamento. Le elezioni, salvo rinvio dovuto al COVID-19, si terranno il 29 novembre a San Giovanni in Persiceto (BO) e attualmente la squadra che si presenterà sarà formata da Francesco Furlani, candidato alla Presidenza, Elvio Baldassari, Simone Consigli, Ana Karla Pereira, Mauro Pirondi, Roberto Berselli e Gabriele Ferri. Una squadra che ritengo all’altezza, competente e con entusiasmo da vendere.
Commissione Comunicazione Emilia Romagna