Bocce, una storia lunga millenni - Pillole di bocce nell’arte
L'opera: Angelo Morbelli, "La partita a bocce", 1885
Nella seconda metà dell’Ottocento molti artisti italiani, ma non solo, si distaccarono dal Romanticismo e dalla pittura storico religioso per immortalare scene e soggetti di vita quotidiana. Il movimento più celebre fu quello dei Macchiaioli che, soprattutto in Toscana, impressero su tela la vita di ogni giorno attraverso una nuova tecnica pittorica, le “macchie di colore”. I Macchiaioli si ispirarono al coevo realismo francese, ma non furono gli unici in Italia a ritrarre certi temi. Nel Monferrato operava Angelo Morbelli (1853-1919) che metteva su tela la vita contadina delle sue zone, ritraendo persone e scene, in paesaggi ben precisi e distinguibili. E’ alla Colma di Rosignano, nel Monferrato (riconoscibile sullo sfondo), che si svolge infatti “La partita a bocce” del 1885. In una giornata assolata, su una strada, si svolge una partita. Al centro della scena il campo di gioco con l’“arbitro” che, di spalle, osserva la disposizione. Un giocatore sta tirando, eseguendo un bel gesto tecnico, mentre al suo fianco l’avversario osserva e aspetta il suo turno con le bocce in mano. Il pubblico è seduto all’ombra, segue attento e coinvolto: è facile pensare che siano tutti giocatori. E’ una partita vera e propria, e si gioca nel periodo e nel territorio che videro nascere le prime società bocciofile. E’ proprio negli ultimi trent’anni dell’Ottocento infatti che, contestualmente alla Francia, nacquero in Piemonte e Liguria le prime società e le prime gare. Era il periodo in cui il gioco iniziò a diventare sport. La funzione sociale delle bocce, lo stare assieme nei momenti di pausa dal lavoro, traspare tutta da questo dipinto così vivo, che ci fa sentire la calura del giorno, ci fa respirare la terra alzata dalla boccia e ci fa chiedere di chi sarà il punto.