Roberto Fondi, il bocciofilo paralimpico che non molla mai
Le bocce nel sangue, lo spirito del campione, l’entusiasmo di un eterno ragazzino: Roberto Fondi è uno dei bocciofili più conosciuti e amati in Toscana e non solo. Classe 1956, i suoi genitori gestivano il Bocciodromo Comunale di Scandicci, dal cui esterno si vedono le colline fiorentine. Nato con una tetraparesi spastica, Roberto è cresciuto tirando le bocce in quell’impianto dove tutti lo hanno sempre accolto e coccolato, anche quando la gestione è passata di mano. “Le bocce sono da sempre la sua grande passione – afferma il fratello Paolo che lo ha sempre seguito e incoraggiato – e giocare è il momento più atteso della giornata”. Per molto tempo è riuscito a giocare in piedi, da una quindicina d’anni è sulla carrozzina e anche la capacità di linguaggio non è più quella di un tempo. Temuto anche dagli atleti normodotati con cui in alcune manifestazioni si è cimentato, è maestro dell’accosto e capace di mantenere la concentrazione per tutta la gara. In piedi è arrivato il primo titolo italiano paralimpico nel 1996 a Bevagna, in carrozzina invece il secondo nel 2008 a Benevento, battendo i padroni di casa campioni uscenti, mentre l’ultimo trionfo è datato 2010, a Piacenza, in coppia con l’amico e compagno di squadra della Po.Ha.Fi., la storica Polisportiva Handicappati Firenze, Tarcisio Fadda. Il 2010 è proprio l’anno d’oro con successi in ogni gara, che gli valgono anche il Premio Pegaso per lo Sport della Regione Toscana. Le mani di Roberto non appaiono certo immuni dagli esiti della paralisi, tenere un bicchiere in mano non è facile, ma con le bocce è diverso. Le sue dita sono capaci di accoglierle e accarezzarle e durante la partita non si notano quelle difficoltà prensili così evidenti quando invece si cena assieme. Il segreto di Roberto è nella testa: capace di memorizzare visivamente la situazione di gioco e la disposizione delle bocce in corsia, al momento del tiro abbassa la testa, si concentra completamente sul tiro e riesce in accosti da campione. In corsia utilizza una carrozzina leggermente più bassa, che gli consente di prendere da solo la boccia da terra, per poi lasciarla facendola strisciare, per imprimerle maggiore forza sul tiro lungo. Di lui i bocciofili dicono che abbia un gesto eccezionale, bello stilisticamente e molto efficace. Oltre alle doti tecniche, gli vengono riconosciute quelle umane: rispettoso di ogni avversario, sempre gioviale e amichevole con tutti, Roberto ha dalla sua lo spirito del combattente. “Uno degli attuali migliori giocatori d’Italia - prosegue il fratello – ha detto che Roberto è stato il suo modello. In una gara Roberto lo rimontò da 4-11 a 12-11 e quando gli chiese come avesse fatto, rispose ‘Io non mollo mai’”. Roberto continua ad allenarsi due volte alla settimana alla Bocciofila Scandiccese, che da anni è la casa sua e dei compagni e compagne della Po.Ha.Fi., che con Roberto si allenano e da lui imparano. Dopo tre mesi senza bocce il primo allenamento è stato una gioia indescrivibile per questo eccezionale atleta paralimpico, tanto entusiasta di tornare in corsia, quando subito concentrato e capace dei suoi colpi migliori. “Contiamo di tornare presto a giocare e confrontarci con gli altri bocciofili paralimpici di tutta Italia” conclude il fratello Paolo, mentre dietro di lui Roberto muove la testa in segno di approvazione e ride, pregustando già i prossimi successi.
C.C.