Spilimberghese, il tecnico Giulia Borin: "Puntiamo ad ampliare il movimento andando nelle scuole"
La Bocciofila Spilimberghese è un Centro Avviamento Bocce particolarmente attivo sia sul fronte della Boccia Paralimpica sia su quello delle bocce paralimpiche. A curare la Boccia, dal punto di vista tecnico, è Giulia Borin, che allena un gruppo di dieci atleti, una delle quali, Ragla Alvarez Martinez, ai Campionati italiani di Torino, nel luglio 2019, ha conquistato una prestigiosa medaglia d’argento nella categoria BC4.
“Il nostro gruppo si è costituito nel 2017 ed è nato dalla voglia di alcuni ragazzi di uscire di casa e impegnarsi in una disciplina sportiva – racconta il tecnico Giulia Borin – In una prima fase, collaborando con il CIP, che mi ha permesso di conoscere il mondo dello sport paralimpico, grazie al presidente del CIP Friuli Venezia Giulia, Giovanni De Piero, e alla segretaria Michela Straziuso, i quali ci hanno anche spronato nell’attività boccistica, abbiamo formato un team all’AISM di Pordenone. Dopo il primo approccio abbiamo capito che potevamo pensare di avviarci all’agonismo”.
“Una volta indirizzati alla preparazione per partecipare alle gare avevamo bisogno di una società e degli spazi di allenamento – le parole di Giulia Borin – Il nostro legame con la Spilimberghese è nato, poiché io già collaboravo, in qualità di preparatore atletico, con la società presieduta da Paolo Sartor. Al momento, a causa dell’emergenza sanitaria, siamo fermi con gli allenamenti che, prima di questo momento, ci vedevano impegnati per un paio di volte a settimana con sedute di due ore ciascuna. Non appena potremo ricominciare, l’obiettivo è quello di portare a tre gli allenamenti settimanali. Il nostro scopo è quello di far dare a ognuno il meglio di sé, condizione con la quale è possibile arrivare ai massimi risultati nelle competizioni”.
“Alleno un gruppo eterogeneo, composto da soli adulti – spiega il tecnico – A breve, però, contiamo di chiudere accordi con l’Azienda Sanitaria per coinvolgere gli adolescenti, ma anche andare nelle scuole per promuovere la disciplina”.
Il gruppo si allena a Villa d’Arco, frazione di Cordenons, in provincia di Pordenone, “ma quando possiamo, organizziamo incontri con gli atleti della Spilimberghese, per favorire la conoscenza e l’integrazione tra i soci di tutta la società che, tra l’altro, cura con Federico Breda il settore delle bocce paralimpiche con una decina di atleti Sitting e annovera anche le sfere femminile e giovanile”.
“La mia passione per la Boccia Paralimpica è sbocciata nel 2014, ancor prima di laurearmi in Scienze Motorie, in occasione di una manifestazione a cui ho preso parte come volontaria – racconta Giulia Borin – Dopo qualche tempo abbiamo iniziato una serie di incontri che hanno portato alla costituzione del team”.
“Questa esperienza mi sta dando tanto, in termini di passione, amicizie, affetto – il pensiero di Borin – Il mio obiettivo è coinvolgere anche i bambini, in modo che anche loro, al pari dei loro coetanei, che magari vanno a giocare a calcio, possano essere atleti e prepararsi per le competizioni”.
“Si è creato un bel gruppo tra di noi – prosegue Giulia Borin – Spesso usciamo, ci andiamo a mangiare la pizza e i ragazzi, dopo gli allenamenti, sono soliti andare a prendersi insieme l’aperitivo”.
“La Federazione Italiana Bocce e il presidente Marco Giunio De Sanctis stanno puntando molto sulla disabilità sportiva e sulla Boccia Paralimpica in particolare: questo ci induce a impegnarci sempre di più. Da par mia, considerando che ho avuto le mie prime collaborazioni nell’ambito del CIP, ci sarà la massima ambizione, magari provando, in futuro, a lanciare qualche nostro atleta nelle classifiche internazionali con la possibilità di giocarsi un posto alle Paralimpiadi”, sottolinea Borin.
“Nell’ambito della Boccia non ho soltanto esperienze da tecnico – conclude Giulia Borin – Ho partecipato al BISFed 2019 Olbia Boccia Regional OPEN nel ruolo di arbitro e guardalinee. È stata un’esperienza sportiva fantastica e impattante, come poche si vivono nella vita. È stato bellissimo vedere atleti sfidarsi in campo internazionale, notando il loro rapporto agonistico-sportivo sul campo e di amicizia fuori dal rettangolo di gioco”.