Che fortuna essere appassionati di bocce. E che fortuna aver assistito agli ultimi Campionati Mondiali, a San Miguel de Tucuman, in Argentina. Che cosa abbiamo provato di fronte alla gioia incontenibile di Elisa e al pianto emozionato ed emozionante di Gianluca per il suo primo titolo iridato nella specialità individuale? Ci siamo riconciliati con lo sport. E le bocce - noi lo sappiamo - sono uno sport vero. Da sempre. Sin dall'epoca del boccismo romantico, quando ammiravamo le gesta del "campionissimo" Romano Scampoli, per cinque volte sul gradino più alto del podio, in Italia, grazie a un'intelligenza boccistica senza pari e a una bocciata di volo radente come il volo di un'aquila reale. E il Carletto Figini? Chi l'ha visto giocare non può scordarsi delle sue bocciate, effettuate con il braccio sinistro che si protendeva verso l'esterno come fosse l'arma di un predatore. Si allenava ogni giorno, il Carletto, proprio come un mezzofondista (oh, yes), ed era capace di far planare le proprie bocce su quelle avversarie in tutti i modi: o colpendole a legno, se necessario, oppure utilizzando la battuta sulla terra, magari per evitare rimpalli, o ancora, quando occorreva, addirittura colpendole appena appena in testa e poco oltre per farle scorrere all'indietro: neanche un chirurgo avrebbe saputo essere più preciso. Mentre Pierino "Lupo" Rosada e Giuseppe "Pinin" Barilani si davano battaglia sulle corsie all'aperto, di solito lunghe non più di 25 metri - nella zona ricca della Brianza, dove i due mangiavano pane e bocce - Domenico Micca diventava l'aristocratico "re" di Milano. Nel frattempo, stava nascendo la stella luminosa di Serafino Gatti, il giocatore più spettacolare che mai abbia calcato i campi da bocce. Di sicuro Serafino è stato uno dei campioni più amati dal pubblico, per le capacità, l'estro e per il desiderio insito di dare spettacolo sempre e comunque. Forse il più forte sotto il profilo tecnico. Davanti ai nostri occhi, proprio accanto all'album dei ricordi, appare l'Argentina; e dunque, da una distanza siderale, scorrono le immagini di Elisa e della sua ultima giocata, con le quattro bocce che - dopo aver percorso a zig-zag un imperscrutabile canale - si accovacciano docili, strette strette, una appoggiata all'altra, dando quasi uno sberleffo alle ambizioni della giovane avversaria sanmarinese. Prima di lei, era toccato a Gianluca sfoderare un gesto preparato e chi sa per quanti mesi sognato: così, sotto la maglia azzurra, abbiamo scorto la dedica che questo bravo figlio dell'Abruzzo, da due anni a Milano (alla corte di MP Filtri Caccialanza), ha preparato per i genitori scomparsi: una maglietta bianca con un cuore grande, dentro il quale campeggiano le fotografie di papà e mamma Formicone. Il cuore di Gianluca è pieno di emozioni. Non potrebbe essere altrimenti. Sono le stesse emozioni che le bocce hanno procurato agli appassionati nel corso degli anni. Grazie a tanti campioni. Come, ad esempio, Maurizio Mussini, l'highlander, il campione nobile e bello e stimato e rispettato da tutti, capace di vincere per tanti anni, su tutte le superfici, contro tutti gli avversari. Uno stile inimitabile, il suo, quanto fluido e semplice in virtù di una classe cristallina. O come un altro alieno, pure lui teramano, vigile del fuoco per diletto e boccista per lavoro... Beh, se preferite, possiamo tranquillamente dire il contrario: boccista per diletto (suo e degli appassionati) e vigile del fuoco nella vita. Dante D'Alessandro ha rappresentato una sorta di trade union tra il boccismo romantico e il boccismo moderno, che ormai da tempo presenta caratteristiche robotiche: accosti millimetrici in serie, favoriti da superfici che si avvicinano al biliardo, raffate potenti e precise, oppure tirate in modo più lento, vicino alle sponde laterali (magari per effettuare carambole simili appunto al biliardo), bocciate di volo effettuate di rado, solo per assoluta e improcrastinabile necessità. Gianluca Formicone è il prototipo del boccismo robotico; ma le sue lacrime a San Miguel de Tucuman ci hanno fatto comprendere come il boccismo di oggi sappia trasformarsi talvolta nel boccismo romantico che ci ha fatto sognare in passato, ma che, grazie a Gianluca e a molti altri campioni - Cappellacci, Ceresoli, D'Alterio, Di Nicola, Luraghi, Manuelli, Nanni, Savoretti, Signorini, Visconti e Viscusi, solo per citarne alcuni - ci fa ritenere con giusta ragione che essere appassionati bocce è davvero una grande fortuna.
Nella foto Romano Scampoli