“Le bocce mi mancano. Ogni tanto gioco da sola, nella bocciofila vicina a casa mia. Mi mancano lo spirito della competizione e l’adrenalina vissuta durante le gare”. A parlare è l’ex campionessa azzurra Sara Monzio Compagnoni. Quarantatré anni splendidamente portati, nativa di Treviglio (paesino della bergamasca ora devastata dal coronavirus) ma residente a Grumello del Monte, si è ritirata dalle piste per impegni familiari e professionali. Tuttavia quel suo mondo riemerge nel ricordo: “Grazie alle bocce ho stretto profondi amicizie. Mi tornano le immagini delle giornate trascorse con le altre atlete, in particolare con Angela Passera e Sefora Corti, mie compagne di viaggio verso i luoghi delle competizioni, ma nemiche in campo”. Con la Nazionale ha conquistato due Europei a squadre (nel 2000 e nel 2007) e un Mondiale, sempre a squadre (nel 2001). “Tutte esperienze indimenticabili. Però una vivissima è la vittoria del Mondiale: oltre alla sottoscritta facevano parte della delegazione Germana Cantarini, Elisa Luccarini, Loana Capelli e il ct Antonio Riva. Insieme a questi “pilastri” mi sentivo protetta”. Conseguì il suo primo successo in ambito nazionale all’età di 22 anni, quando si impose su Elisa Luccarini. “Mi sono cartellinata tardi, a 17 anni, tuttavia giocavo con i miei genitori fin da bambina”. Mosse i primi passi nella società Ristorante Sole di Treviglio, mentre la conclusione della carriera è avvenuta con la Caravaggio (nella quale è tesserata ancora oggi). Divenne agonista a partire dagli ultimi due anni della categoria Allievi. Il motivo? “La timidezza mi impedì di tesserarmi da ragazzina: non riuscivo a giocare quando mi sentivo osservata”. Il talento, però, era indiscutibile. Se ne accorse un dirigente bergamasco, che la convinse a partecipare ai campionati regionali di coppia mista, a Crema. E salì subito sul podio, classificandosi al terzo posto. Ha all’attivo almeno una sessantina di successi nazionali. “Rispetto al passato le bocce hanno subito una grande evoluzione. Ora sono considerate finalmente uno sport vero e proprio: i giovani sono seguiti da uno staff ad hoc di tecnici e preparatori. E la cosa mi piace molto”. Voglia di tornare in pista? “Il desiderio di riprendere c’è, non mi dispiacerebbe affatto. Intanto ci penso, è solo un problema di tempo”.