Il successo logora chi non ce l'ha. Il palmares di Caterina Venturini, a 27 anni è già così importante che viene da chiedersi come possa ogni volta inventarsi la rabbia sottile dell'ambizione sportiva. Nel tabellone immaginario che riporta gli allori della friulana di Buttrio, impiegata in un'azienda vitivinicola, il pennarello attento evidenzia 3 ori, 2 argenti e 2 bronzi mondiali; 3 ori, un argento e un bronzo europei; 7 titoli italiani, un bronzo ai Giochi del Mediterraneo, una Coppa Europa di club, 4 scudetti e un record italiano di tiro di precisione.
Difficile fargli trovare il ricordo più bello. “ Tutte – esordisce Caterina – sono state esperienze uniche e indimenticabili. Forse la prima, è stata particolare perchè inaspettata. Pur non vincendo l'oro, un secondo posto ad un mondiale da solista, si commenta da solo.Da quel 2012 in poi, le soddisfazioni si sono susseguite. Due anni dopo è arrivato il primo oro iridato in una specialità, il combinato, che non amo particolarmente. Ricordo di quel mondiale anche la prova a coppie con Federica (Negro,ndr), con la quale andavo molto d'accordo. L'anno successivo gli europei in casa, a Saluzzo. Avevo una gran voglia di fare bene e le distrazioni erano molte. Gli obiettivi che mi ero prefissata non erano certo due ori, ma soprattutto quello di divertirmi senza pretendere troppo “.
Nel ripercorrere però tutte le partecipazioni in azzurro, Caterina si sofferma particolarmente sul mondiale cinese. “ Si è trattato – precisa – di una esperienza diversa. Ancora schierata nell'individuale, questa volta ero nervosa, agitata, con una gran paura di non farcela. Con una valigia per metà piena di cose da mangiare, accompagnata dal mio angelo custode, Virginia, mi sono ritrovata in aeroporto a Milano con tutto il gruppo, compresi i giovani partecipanti alla loro competizione iridata. 15 ore di viaggio... ricordo che stressavo tutti non riuscendo a dormire neppure dieci minuti. Arrivati, il sopralluogo sui campi fu negativo. E così la preoccupazione iniziava a salire. Dovevo capire come gestire la difficoltà. I miei compagni decisero che dovevo fare il portabandiera. Io non ne avevo una grossa voglia, volevo starmene tranquilla, però è stato bellissimo “.