Presidente De Sanctis, da Sport e Salute sono arrivati 743.705 euro per la Federbocce: soddisfatto?

 

“Più che soddisfatto: in base ai miei calcoli sinceramente non mi aspettavo una simile cifra. Non conoscevo esattamente con quali criteri venissero distribuite prima le risorse, pertanto spero che questo sistema venga mantenuto in futuro e sia sempre equo e trasparente. Abbiamo superato addirittura alcune Federazioni olimpiche: significa che si tiene conto, finalmente, del valore anche sociale del nostro sport. Questo ci permetterà di svilupparci sempre di più e di avere maggiore stabilità economica fondamentale per progettare e progredire in termini di risultati e d’ immagine. Il presidente Rocco Sabelli, d'altronde, ha detto che terranno conto dei giovani e degli over 64. Bene, noi ci siamo, eccóme”

 

Presidente, come stanno le bocce in Italia?

 

“Quando sono arrivato ho trovato più un’organizzazione dopolavoristica che una vera Federazione, ora stiamo sulla buona strada per diventarlo”.

Marco Giunio De Sanctis, figlio d’arte, ex campione di bocce, dall’11 marzo 2017 è il Presidente della Federbocce (Fib) dopo aver contribuito, insieme al Presidente Luca Pancalli, alla nascita del CIP.

 

Cosa è cambiato e cosa spera di cambiare?

 

“La cultura, spero di cambiare la cultura sportiva e spero di farcela in 2-3 anni. So che non è facile, ci saranno resistenze ma io sono uomo di sport e ce la metterò tutta. Qualcosa si sta già muovendo. Stiamo facendo un lavoro importante sul territorio nazionale e gli assoluti unitari di Roma ne sono la dimostrazione. Prima raffa, volo e petanque erano mondi a parte che si guardavano magari in cagnesco. Non è possibile per una Federazione che deve parlare la stessa lingua. Abbiamo previsto anche i pagamenti online dei tesseramenti e delle iscrizioni. Certo questa fondamentale innovazione sta creando un po’ di disagio alle società sportive e qualche resistenza da qualcuno che è più conservatore, ma garantirà finalmente un sistema chiaro e trasparente”.

 

Finalmente anche le bocce paralimpiche, con la disciplina boccia, potrebbero qualificarsi ai Giochi Paralimpici di Tokyo 2020.

 

“Per me sarebbe una grandissima soddisfazione, visto che provengo da quel mondo. Prima di me erano circa 50 gli atleti tesserati, ora sono 1500. Prima c’erano 20 società che accoglievano i disabili, ora sono 170. Ricordiamoci che le bocce sono uno sport di base, sociale come pochi altri in Italia, praticabili da tutti e da tutte le tipologie di handicap”.

 

C’è maggiore visibilità nel vostro mondo, anche le Beach Bocce stanno avendo successo.

 

“Sì, un ‘ottima iniziativa che ripeteremo la prossima estate, ci stiamo lavorando, come ci stiamo impegnando al massimo nell’area comunicazione: contatti e accordi con quotidiani importanti, con agenzie di stampa. Le tv ci danno spazio: ringrazio la Rai per l’attenzione che ci sta riservando e ora, al più presto, su Canale Italia, andrà in onda una trasmissione sulle bocce. Ripeto eravamo un’ organizzazione poco incline all’uniformità delle regole, ora stiamo diventando un movimento più attento all’attuazione delle norme e siamo cresciuti tecnicamente anche nella Petanque”.

 

Quali sono gli eventi principali messi in cantiere per il prossimo anno?

 

“Intanto l’MBFib Award Marche, vero e proprio Oscar delle bocce, che ha avuto un grandissimo successo a Roma, da qualificare ulteriormente, poi ripeteremo i campionati assoluti unificati facendoli diventare ancora più importanti sotto il profilo tecnico. A settembre 2020 si terranno ad Alassio, nello splendido Pala Ravizza, i Mondiali femminili e probabilmente, al Centro Tecnico Federale di Roma, organizzeremo i Mondiali juniores di raffa”.

 

Le bocce all’Olimpiade: se l’è augurato anche di recente Carlo Mornati, segretario generale del Coni, in occasione del vostro Galà. Ma siamo ancora lontani da questo sogno: forse le bocce scontano uno scarso peso a livello internazionale?

 

“E’ vero, ci vorrebbe un’unica Federazione mondiale con al suo interno tre dipartimenti tecnici per raffa, volo e petanque. Allora sì che potremmo avere più chance per partecipare ai Giochi Olimpici. D’altronde, ai Giochi invernali c’è il curling, una sorta di bocce sul ghiaccio, perché non dovremmo esserci pure noi? Comunque ci vogliono dirigenti nuovi più al passo con i tempi anche in campo internazionale. È un’altra battaglia da combattere, io non mi tiro indietro”.

 

Quali sono, secondo lei, i punti di maggiore criticità?

 

“In primo luogo, l’attività tecnica che aveva regolamenti eccessivamente differenti tra le tre specialità, soprattutto su questioni di carattere generale (vincolo societario, stranieri, tasse gara ecc.). Ciò ha determinato una serie di innovazioni talvolta impopolari e repentine che hanno creato inevitabili problemi ad una platea non incline ai cambiamenti. In secondo luogo, l’attività giovanile e femminile che non aveva prodotto i risultati auspicati, posta immediatamente al centro dei progetti federali, anche se molto c’è ancora da fare in relazione al potenziale della FIB. In ultimo, il carente ricambio generazionale della dirigenza territoriale e societaria che ha svolto un lavoro anche positivo, ma in una direzione non più in linea con i tempi e le nuove esigenze della FIB”.

 

Fulvio Bianchi

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