Nicolas Rei, classe 98, atleta della specialità Petanque, portacolori dell’Auxilium Saluzzo, rappresentante del Club Giovani Azzurri, è il nono ospite della rubrica "Bocce More". Tre titoli italiani U14/18 (coppie e combinato); campione italiano a terne cat.B nel 2017, anno in cui arriva terzo a terne agli europei; nell’ anno 2011 si classifica secondo al World Game ad Ankara; campione italiano a terne cat.A/A1 nel 2019; vice campione italiano a squadre cat A nel 2020; vice campione italiano a squadre cat.A2 nel 2021.
Qual'è stata l'occasione che ti ha permesso di conoscere lo sport delle bocce e a che età hai iniziato? Perché proprio specialità petanque?
"Grazie ai miei genitori ho conosciuto il mondo della Petanque. Mio papà è sempre stato un grandissimo appassionato di questo sport popolare, anche se non ha mai indossato la maglia di una società. A casa in cortile, con mio fratello, giocavamo sovente e quasi subito, insieme, abbiamo deciso di andare contro corrente e di scegliere di abbracciare lo sport delle bocce rispetto, per esempio, a quello del calcio. E’ una scelta che rifarei altre 1000 volte!!! Sono già passati 14 anni da quando ho iniziato: lo consiglio a chiunque perché è spettacolare ed estremamente agonistico, con grandissimi valori, uno su tutti per esempio l’integrazione. Donne, giovani, bambini, anziani e diversamente abili: tutti possono giocare a bocce".
Se dovessi spiegare brevemente e con semplicità, ad un neofita, la differenza tra le tre specialità Raffa-Volo-Petanque, cosa diresti?
Ci sono 4 grandi fattori che distinguono le 3 specialità:
1. grandezza e materiale delle bocce
2. tipologia del terreno di gioco
3. durata delle partite
4. a Petanque si gioca da fermi dentro ad un cerchio, mentre nelle specialità volo e raffa , durante la bocciata, si è in movimento
La tua vittoria più bella e la sconfitta che ti ha bruciato di più... chiama rispettivamente per nome le emozioni che hai provato.
"La vittoria più bella, anche inaspettata, è stata, nel 2019 a Bordighera il trionfo ai campionati italiani a terne di categoria A: siamo arrivati con una formazione di certo non favorita ma, durante l’intera giornata, abbiamo giocato ad un livello veramente alto. Tutti e 3 abbiamo meritato di vincere. Emozione: rabbia. La sconfitta più bruciante, dovuta ad inesperienza, risale all’anno scorso, a Pontedassio, nella finale del campionato di società di categoria A2: una squadra prevalentemente di ragazzi giovani a cui mancava, non solo l’esperienza, ma anche quella “cattiveria agonistica” che, in certe situazioni, fa la differenza e ti fa vincere l’incontro".
Quanto incide in percentuale la fortuna in un incontro e nella carriera di uno sportivo...
"In tutti gli sport, ma anche nella vita, la fortuna aiuta molto. Trovarsi nel posto giusto al momento giusto è fondamentale. Credo sia importante lavorare sodo, con passione e tenacia per raggiungere dei risultati. Il successo si costruisce grazie all’impegno, al proprio talento e al duro lavoro, che fanno sempre la differenza anche in ambito sportivo: ciò nonostante la fortuna ha comunque un impatto e non è trascurabile. Nel mondo delle Bocce, la fortuna incide per un 20%, il braccio e la coordinazione per un 30%, mentre per il restante 50% contano la mentalità e la freddezza".
Se dovessi scegliere di raccontare una favola ad un bambino, quale sceglieresti e perché...
"Sceglierei la fiaba del brutto anatroccolo: la fiaba che aiuta a credere in se stessi. è un invito coraggioso a non tradire mai ciò che si è, anche quando non si ricevono conferme dagli altri. L'anatroccolo passa la sua infanzia sentendosi inadeguato e ‘fuori posto’ perché diverso dagli altri: potrebbe, in qualche modo, rassegnarsi alla sua situazione, vivere passivamente le critiche che riceve e incassarle, fino a che scopre di non essere più come si vedeva, perché era diventato un cigno. Questa antichissima fiaba ci insegna da un lato quanto sia importante accettare chi all’apparenza sembra diverso da noi e, dall’altro, a credere più nella nostra natura. Quello che può sembrare un difetto può rivelarsi un dono".
Immagina di disegnare una linea che parla dei tuoi 24 anni... se potessi fare un salto lo faresti avanti o indietro? Di quanti anni e perché...
"Se avessi l’opportunità di saltare, sceglierei un salto indietro di un solo anno: esattamente un anno fa a Marzo è mancato mio nonno paterno, al quale ero molto legato. Vorrei avere ancora la fortuna di passare del tempo assieme e, magari, portarlo a vedere qualche partita di bocce che a lui piaceva tanto
Se mai arriverà una medaglia in ambito nazionale, e non solo, la dedicherò sicuramente a lui".