Petanque - World Games, tutto Dutto. Incontro con Fabio Dutto
E ' ancora caldo l'oro polacco dei World Games e Fabio Dutto se lo gode… tutto. Come l'Italia della petanque tornata regina dopo sedici anni. Faccia d'angelo, ma con la determinazione e la tenacia degli abitanti delle valli cuneesi, torna volentieri sul tema. “Quando ho capito che potevamo farcela? - risponde Fabio – Beh, direi …al termine della finale. No, in effetti a metà dell'incontro conclusivo stavamo rasentando la perfezione, mentre loro erano calati di tono. In quel momento mi sono reso conto che ce l'avremmo fatta. Ma un'avvisaglia importante è stato il primo successo, quello con il Madagascar. Sono quei segnali che nello sport hanno un significato“. Per il trentottenne targato Valle Maira, i cui colori vestì a quindici anni quando per caso si mise a giocare a petanque grazie alle piccole bocce vinte dal padre giocatore di volo, i tre bronzi mondiali e i due europei, costituiscono “un diaframma che è l'ora di spezzare“. E Dutto aggiunge: ”A cominciare dal prossimo appuntamento con il campionato europeo di settembre. Per uno che veste la maglia azzurra dal 1997, l'obiettivo deve essere quello di un metallo più prezioso. La medaglia d'oro ai Giochi del Mediterraneo e le due ai Giochi Mondiali sono la dimostrazione che sognare e sperare si può e si deve. Certo la concorrenza è sempre più spietata rispetto al passato, ma anche il petanquismo italiano è cresciuto “. A tal proposito, in attesa di nuove pennellate d'azzurro da parte del tintoretto di Boves, cosa ne pensa Fabio Dutto della nuova formula tecnica relativa al massimo campionato? “Dopo tanti anni – sottolinea il fuoriclasse – forse un cambiamento era necessario. Non è uno stravolgimento. Un po' di novità dovrebbe far bene al movimento. E poi è qualcosa di già collaudato a livello europeo; in Francia la applicano da parecchio tempo“.