Decimo scudetto alla Brb, il percorso della società piemontese
Sull'albero degli scudetti della serie A del volo, per la Brb è appena fiorito quello che porta il numero dieci. Un altro frutto delle meravigliose stagioni della Nostra Signora del boccismo italiano, per la quale è difficile coniare nuovi aggettivi che non siano inesorabile, indomabile, implacabile, pratica, essenziale. Dopo la sua prima finale scudetto, persa nel 2002 per mano della Ferrero, dal 2009 si è resa protagonista di quindici final four, vincendone dieci, con due secondi e tre terzi posti. L'ultimo pas de deux, interpretato non da due primi ballerini, ma da nove fantastici interpreti, si è concretizzato sul palcoscenico del Comunale di Aosta. Per l'ennesima volta si è dovuta arrendere la sua storica rivale, La Perosina. La squadra campione d'Italia ha colmato le proprie impronte di una continuità straordinaria, specie sul piano della mentalità. Ancora una volta, fin dall'inizio ha sempre saputo di dover elargire gioco. Non ha tracciato differenze preconcette tra l'impegno di casa e quello di trasferta, tra avversarie di rango e compagini meno dotate; non ha centellinato la propria tensione agonistica ; mai, non ha temuto in alcuna occasione di imporre alla propria voce un'eco capace di prendere al laccio il futuro; e su questa precisa convinzione dei propri esiti ha fatto leva, dall'inizio alla fine. I risultati sono sortiti inequivocabili, trasparenti, si sarebbe tentati di dire, genuini. Non c'è stato mai effettivo travaglio nel torneo della Brb. La Signora in Rosso è stata unica nel proporre stagione dopo stagione valori impermeabili all'usura.
Questi i protagonisti di una esaltante passerella. Enrico Barbero & Champagne, l'uomo centrale della terna. Ales, lo scavallante “Bora” Borcnik, freccia tricolore con la complicità del connazionale sloveno Anze Petric; Alberto Cavagnaro, il “semper paratus”, sempre pronto ad ogni chiamata; Fabrizio “Duracel” Deregibus, il semper fidelis, che come il formaggio della pubblicità, vuol dire fiducia; Emanuele Ferrero, l'eclettico per antonomasia, atleta per definizione e fuoriclasse, il “Varenne” del Volo; Luigi Grattapaglia, libero di scandire nei vari ruoli i rintocchi di una classe purissima; Daniele Grosso, il puma, possente tuttofare, interprete poliedrico; Simone Nari, lui balla da solo, inappuntabile geometra del cerchio, e inesorabile solista nel tradizionale; Anze Petric, l'uomo dei cinque minuti, non quelli di Maurizio, né di Bruno Vespa, ma sul tappeto del progressivo. Impossibile non citare il regista del film le cui repliche paiono già infinite : Aldino Bellazzini. Riduttivo chiamarlo solo presidente o tecnico. Lui è qualcosa di più. Interprete di meravigliosi improperi, generoso , sorprendente, grintoso. Una gamma di situazioni e sensazioni da adattare a sentimenti che vanno e vengono seguendo le tracce di un temperamento sempre in altalena tra la necessità di esprimere ciò che è e l'esigenza di comprendere ciò che potrebbe essere. Da una parte la fama antica di uomo d'affari, dall'altra metà Taras Bulba e metà Bertoldo; istinto e collaudate capacità manageriali mischiate insieme secondo dosi prestabilite e secondo fini quasi sempre a senso unico. Ma poi, come l'avo a capotavola, sempre attento al riconoscimento. Della Banda Bellazzini – senza nulla togliere a quanti hanno contribuito alla realizzazione dell'impresa - meritano giustificata menzione l'assistant-coach Enrico Birolo e Valerio “Tranfolanti” Remino, l'uomo del massaggio, passato dalla Signora in Bianconero alla Signora in Rosso.