Sono sempre forti gli echi del trionfo della Pontese in Coppa dei Campioni. E' un day after ancora pregno di stimolanti considerazioni, quello del successo del club trevigiano, il terzo in quattro finali continentali, di cui tre contro la Brb. E proprio quest'ultima, fallito il doppio obbiettivo campionato-coppa, dovrà quanto prima guardarsi allo specchio per mettere a nudo eventuali principi di rughe e interrogarsi sui possibili interventi da apportare al look della Signora in rosso.


Anche se, come sottolinea il patron del team di Cordignano, Dario Buset: “Pur nella consapevolezza che la perfezione non esiste, la Pontese c'è andata vicina. Se escludiamo i due tiri di precisione, il resto è tanta tanta roba, a livello di novantanove per cento di rendimento. E' la prestazione che uno sogna. Non voglio entrare nel merito delle singole prove, ma quando vedi Ziraldo che vola nel progressivo con 49 su 49; quando vedi lo stesso Marco che a coppie in un'ora e un quarto di gioco, nella prova a coppie, mette tutti i punti da bocciare tranne uno e il suo socio Marcelja fare una ferma sulla riga del massimo sul parziale di 5 a 1, tale da costringere gli avversari a dare loro la mano, ebbene ti convinci che non stavi sognando. Dire che sono soddisfazioni –ha proseguito Buset– è dire poco. A monte di tutto ciò occorre sottolineare la serietà, la professionalità dei ragazzi e del nostro tecnico Roberto Scarpat. Pensate che per gli allenamenti degli atleti stranieri lui si sobbarca centinania di chilometri per andare il martedì e giovedì in Slovenia, e il mercoledì in Croazia. Ecco, se devo trovare l'ingrediente principale di questo successo, non ho dubbi nell'indicare il sacrificio e l'allenamento“.


Ma ovviamente il cocktail va completato dai fuoriclasse come Marco Ziraldo, capace di lasciare impronte pesanti, anzi indelebili, con le sue mani magiche. Un campione e uno sportivo, nell'accezione più ampia del termine, in grado di esaltarsi in prove completamente diverse, come le corse e il gioco tradizionale. Pure lui sottolinea che la differenza è scaturita soltanto dalla prestazione della Pontese. “Abbiamo giocato a livelli altissimi –sottolinea– e penso che contro qualsiasi altra squadra avremmo ottenuto la vittoria. Ma è il bilancio di tutta la competizione. L'esito finale conferma il cammino percorso sin lì. Un esempio: nel tradizionale abbia perso una sola prova a coppie“. Sul fatto che a 37 anni si è espresso ancora con quella performance, dopo una stagione iniziata ad ottobre del 2016 con staffette da 58, 59, 60, lui si schernisce:” E' stata una stagione positiva, anche fisicamente; eppoi con Borcnik ho trovato la sintonia giusta. Facendo solo una prova veloce, ho potuto mantenere la forma adeguata. E' pur vero che senza allenamenti, senza la voglia e la capacità di soffrire, non ti puoi permettere certe prestazioni. Quel punteggio ti capita una volta, ma sotto occorre scriverci costanza. Tanta“. Non c'è dubbio, soprattutto per uno che il primo titolo italiano lo ha vinto trent'anni fa ! E la storia continua, con un 49 su 49 che diventa anche un segnale in chiave maglia azzurra. “Se me lo avessero chiesto uno o due anni fa –prosegue Ziraldo-, avrei risposto in maniera diversa. Adesso ho ritrovato la voglia, mi sento un ragazzino di vent'anni. I risultati, i complimenti della gente, ti ripagano e ti invogliano. E poi un vero sportivo deve avere sempre nuovi stimoli“. Come dire, io sono pronto. Chi vuole intendere, intenda.


E uno al quale gli stimoli non mancano mai è il mitico Mario Suini, arrivato a conquistare la sua dodicesima Coppa, in quindici finali disputate. “Ho trovato un ambiente eccezionale –afferma Supermario– con tanti bravi ragazzi. Sono arrivato per fare la chioccia ed aiutarli nel gioco tradizionale, in fase di impostazione. Sarò con loro anche il prossimo anno, e chissà che non vinca ancora qualcosa.


Nella foto Marco Ziraldo esulta per la vittoria ottenuta

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