Lutto - Franco Paganelli ci ha lasciati
Avrebbe compiuto 73 anni il prossimo 5 maggio. Franco Paganelli , presidente della Roverino, ha perso la sfida più difficile. Con lui se ne va un pezzo importante della storia delle bocce liguri. Melville gli avrebbe fatto indossare i panni del capitano Achab sul Pequod ; Stevenson quelli del capitano Flint nell'Isola del Tesoro. Volto spesso enigmatico e imperscrutabile dietro a una barba piratesca, per 47 anni, imperterrito, da esperto conoscitore delle stregonerie del mare boccistico, è rimasto ritto sulla tolda della Sua Roverino. Aveva 26 anni, era il 1973, quando insieme ad un manipolo di appassionati impresse la svolta decisiva nella vita del sodalizio roverinese. Si era infatti creata una situazione particolare . La vecchia Roverino fondata nel 1958, visse un momento travagliato a livello dirigenziale a causa dello spostamento della sede e nel 1965, sotto la spinta di alcuni fuoriusciti, sulle ceneri della disciolta società, rinacque l'Unione Bocciofila Roverino. Ma non durò molto, perchè nonostante i lusinghieri successi, poco per volta venne oscurata dalla Ventimigliese, in quel momento uno dei club più importanti d'Italia, che aveva preso ad utilizzare i campi del Bar dei Pioppi, dove guarda caso era ubicata la sede della Roverino. Fu così che molti giocatori attratti dai successi ventimigliesi cambiarono casacca creando uno scompenso che indusse alcuni irriducibili roverinesi a formare il nuovo nucleo su cui vennero erette le fondamenta dell'attuale Roverino. Da quel lontano 1973 ne è passata di acqua sotto i ponti, ma grazie a quello spirito enormemente sanguigno, quanto pratico ed essenziale, di Franco Paganelli, la società è andata sempre migliorando. Fu un crescendo continuo sotto il profilo organizzativo che dei risultati, ma una delle pagine più importanti, fondamentale nella storia del club venne scritta nel 1983. Nel corso dei lavori per lo svincolo autostradale si era creata una discarica su terreno comunale e fu lì che grazie al contributo del Comune, vennero costruiti il bocciodromo e la sede. Fu una autentica gara di solidarietà fra soci e simpatizzanti, guidata dal capitano Paganelli, che non esitò a iscriversi subito al campionato di serie A . Arrivarono le prime soddisfazioni a tutti i livelli. Franco si rammaricava spesso di non aver potuto proseguire l'attività giovanile che rappresentava il fiore all'occhiello del club, per mancanza di dirigenti pronti a dedicarvisi. Paganelli diede spazio anche alla petanque, e la Roverino divenne l'unica società a giocare contemporaneamente sia nella serie A del volo che della petanque. Non sono mancati i momenti di difficoltà che Franco ha sempre affrontato a muso duro, lottando orgogliosamente. E tanti sono stati i sacrifici che consentirono di sanare alcuni debiti e avere una struttura di seicento metri quadrati riscaldati, con salone da pranzo, bar, quattro campi coperti e quattro scoperti, dodici per la petanque, campetto di calcio a cinque per i ragazzi del quartiere, un parco giochi per i bambini. Un punto di riferimento importante per il quartiere. Franco Paganelli, è stato il presidente più kitsch d'Italia, capace di presentarsi alle premiazioni in braghette corte e maglietta per dire poche parole, ma incisive come un aratro. Come quelle che consegnò in una intervista di circa dieci anni fa. “ Preciso – disse – che non voglio fare polemica, ma ricordare che in 38 anni di presidenza, non ho mai ricevuto un riconoscimento da nessuno. Mi aspettavo qualcosa... anche se mi basta l'orgoglio di ciò che ho contribuito a fare, per essere riuscito ad esaudire progetti, idee, passione. Mi basta la gioia che ho dentro, il resto...” 47 anni, una vita. 47 anni su quella tolda, la barba piratesca ormai grigia. Da lassù, pur senza il timone nelle mani, farà di tutto per aiutare la Sua Roverino a fendere ancora le onde.
Ai familiari dell'amico Franco giunga il sentito cordoglio della grande famiglia boccistica.